Un clima di paura e di precarietà. È questo che ci hanno consegnato. Altro che “Ospedale salvo”.
Tutti i cittadini cavesi nell’ultima campagna elettorale hanno assistito all’inutile diatriba su chi, tra Caldoro e De Luca (e di conseguenza i nostri primi cittadini nelle rispettive amministrazioni), abbia fatto di più e meglio per l’ospedale di Cava.
Sfilze di numeri a dimostrazione della propria tesi, un posto letto o due sul piatto della bilancia. Ma, più prosaicamente, la risposta è: nessuno dei due.
Neanche con la pandemia, nonostante gli annunci di fondi stratosferici per il nostro ospedale, possiamo stare sereni. Tutti d’accordo a dare degli “eroi” ai nostri medici, ma poi mancano infermieri, mancano anestesisti, mancano le condizioni minime di sicurezza e uno dopo l’altro vengono messi in discussione i reparti che restano attivi al momento. E la soluzione sarebbe spostare il reparto di Rianimazione al “Da Procida”, mascherando l’operazione dietro le necessità della gestione epidemiologica? Non è spostando un reparto di qua o di là che si risolvono le criticità del sistema sanitario alla base delle difficoltà di questi mesi. Ma adottando una più capillare presenza dei presidi, su ogni territorio, che si avvicina il servizio ai cittadini e ai loro bisogni. Con la scelta dello spostamento si farà soltanto un altro passo verso il baratro del nosocomio cavese.
La paura di perdere l’ospedale deve tenere tutti all’erta. Non dobbiamo abituarci all’idea di un servizio malmesso e precario. Se ci sono delle criticità sono i vertici aziendali a doverle risolvere, non i beneficiari del servizio.
Se qualcosa non funziona non è colpa dei lavoratori dell’ospedale o di chissà quale forza estranea alla realtà, è la governance aziendale sostenuta dai governi di centro-destra e di centro- sinistra e dalle loro politiche privatistiche che ha depauperato il servizio sui territori in nome del riassetto e del risparmio, come se quello alla salute non sia un diritto, e quindi - come tale - non una voce da “budgettizzare”.
Adesso il sindaco Servalli e De Luca diano risposte serie e non promesse da campagna elettorale, sbugiardate dai fatti. Non si trincerino dietro la lotta al Covid- 19.
L’Azienda si impegni a cambiare radicalmente questa ipotesi, che ridimensionerebbe in maniera drastica e irrimediabile l’ospedale di Cava de’ Tirreni.
Non ci sono altre soluzioni. L’ospedale deve restare aperto e potenziato.
Nota del Partito Comunista di Cava de’ Tirreni – Sez. “A. Gramsci”
Per questo sabato 17 ottobre saremo in piazza per informare i cittadini e discutere con loro di questa problematica. Sosteniamo i lavoratori dell’ospedale e non lasciamo calare il silenzio sul tema.